Musica

Cisco al Derby di Milano col Mulo Tour

Cisco al Derby di Milano col Mulo Tour

L’ultima data del tour invernale di Cisco, che ha effettuato 40 date in tutta Italia del 5 settembre scorso, dall’uscita del suo nuovo album Il Mulo, si svolge allo storico Teatro Derby di Milano giovedì 12 febbraio. Sul palco gli amici Alberto Cottica alla fisarmonica e Giovanni Rubbiani alla chitarra, tra i membri fondatori ed ex voce dei Modena City Ramblers, con i quali ama riunirsi in occasioni privilegiate come questa al Teatro Derby di Milano. Oltre agli ospiti speciali, Cisco sarà accompagnato dai musicisti che, già dalla scorsa estate, viaggiano al suo seguito: Bruno Bonarrigo al contrabbasso, Beppe Mondini alla batteria, Marco Giuradeial pianoforte, Simone Copellini alla tromba e Andrea Faccioli alle chitarre elettriche, banjo slide guitar e chitarre acustiche e Patrick Wright al violino. Ettore Giuradei, cantautore atipico dalla presenza scenica teatrale e ospite di tutto il Mulo Tour, lo introdurrà con un set di circa 20 minuti, accompagnato da alcuni dei musicisti che suoneranno sul palco insieme a Cisco, al secolo Stefano Bellotti. La scenografia presenta un Cisco in versione napoleonica con occhiali da saldatore “per ripararsi dagli abbagli della vita”, un Cisco-Mulo, filo conduttore di tutto l'album, che continua a cercare con felice testardaggine una propria strada, sia nella musica che nella vita, senza seguire le mode. Durante il concerto, Cisco alterna brani del nuovo album ai pezzi storici della sua formidabile carriera con i Modena City Ramblers e, a seconda del tipo di contesto, ripesca dal passato brani come ‘La legge giusta, Clan Banlieue, Ebano, Canzone della fine del mondo, la Locomotiva, Ninna Nanna, Una Perfecta Excusa, Ribelli della montagna, i 100 passi, il Bersagliere’, per citare i più noti. Per noi, Cisco parla a ruota libera. Ho saputo che il 27 gennaio, nel Giorno della Memoria della Shoah, sei andato in Polonia. Perché? Sono cresciuto a Carpi dove le cose più belle, che la rendono famosa in Italia, sono due: una piazza molto bella e molto grande, per dimensione, una delle prime tre più grandi d’Europa. L’altra cosa è il campo di Fossoli, da dove passò anche Primo Levi. Serviva ai tedeschi per smistare i prigionieri da mandare in vari campi di concentramento. Il mio ragionamento è questo: fin da quando ero piccolo, da noi si parla di cosa sono stati i campi di sterminio in Europa nella seconda guerra mondiale e perché nel nostro paese è stato costruito un campo di smistamento per i deportati di tutta Europa, tra cui Auschwitz, Birkenau. Stimolki. Coltivo queste interesse fin da piccolo! Quando mi ci hanno portato per cantare coi Modena Cityu Ramblers, ho creato un rapporto con la Fondazione Ex Campo di concentramento Fossoli, che è legata al comune di Carpi e dove è stata restaurata una baracca che mostra cosa succedeva a Fossoli. Io ho organizzato per loro un paio di concerti, una decina di anni fa. Poi ti è venuta la curiosità di vedere coi tuoi occhi queste realtà? E’ stata la Fondazione a pensare di organizzare treni per studenti da portare in quei luoghi per visite e all’epoca mi coinvolsero, cinque anni fa, per andare a suonare per gli studenti nel corso del viaggio. Da allora ogni anni ho seguito questa iniziativa. L’anno dopo ero coi Bandabardò, poi si sono aggiunti incontri con gli scrittori, che viaggiano assieme ai musicisti. Infatti c’è stato Carlo Lucarelli, anche lo scorso mese, che era rimasto molto colpito e ora torna ogni anno. Anche altri personaggi di varie culture. Riesci a usare questi eventi nel tuo lavoro di musicista? Tutti quelli che partecipano, credo, trovano il modo di utilizzare queste emozioni nel loro lavoro di comunicatori. Il treno, organizzato dalla Provincia di Modena e dal comune di Carpi lo scorso mese ha trasportato 700 studenti più una quarantina di adulti, che possono prenotarsi pagando. E’ un periodo che centinaia di giovani sostituiscono alla settimana bianca, a cui rinunciano, per fare questa esperienza e la lista è così lunga che molti non riescono a venire. Tu cosa hai provato e cosa continui a provare, duranti simili viaggi? E’ una cosa che mi fa sentire legato come uomo alle mie radici, che sento molto vicine alla mia città. In più è un’emozione molto forte, al di là della retorica, vedere cosa l’uomo ha potuto realizzare. Ad Auschwitz e Birkenau trovi la storia di persone come noi che ha bruciato la propria vita solo perché qualcuno aveva deciso che non andava bene la loro identità. Neanche i ragazzi credo che capiscano fino in fondo e trovo che rinnovare questa memoria sia indispensabile per evitare che tali orrori possano ripetersi. Mi viene da chiederti cosa pensi di quei sacerdoti che, perdonati dal Papa, hanno dichiarato che i forni non erano esistiti, che al massimo potevano aver ucciso qualche centinaio di persone e che i forni servivano a ‘disinfettare’… Io… è paradossale! Io, quando sento uomini di chiesa, che dovrebbero essere illuminati, tra virgolette… Ma anche solo accettare che solo 100 persone possano aver subito quelle cose! Il negazionazismo sta prendendo piede, ho personalmente trovato siti online in cui i fatti sono stati rivoltati: sembra che vogliano costringerci a non avere più memoria. In un mondo consumistico non si permette che esista memoria: la nostra mente è trattata come i prodotti da buttare dopo un paio d’anni… e io lo trovo orrendo, è un orrore e un errore. Cosa dovremmo fare? Io credo che dobbiamo riconoscere i nostri errori e cercare di creare le condizioni per un futuro migliore. Invece sembra che non si debba ricordare nulla, così da rincoglionire e trovi infine dei siti che si reinventano perfino la storia… Ma un giovane di 15 anni, che non ha una famiglia capace di insegnare il passato, cosa potrà mai sapere? Chi come noi ama ricordare il passato non deve permettere che questo accada, affinché la vera storia non venga messa in discussione. A partire dalla Costituzione! Tu usi questi temi anche nella tua musica? Spesso nelle mie canzoni vado a toccare questi tasti, che per me sono fondamentali. In maniera più o meno felice o urlata, metto in musica e parole i miei propositi. Lo faccio fin da quando lavoravo coi Modena City Ramblers e si dice che noi abbiamo creato una sorta di Combat Folk, così si chiamava un nostro primo tape originale, aggiornato ai tempi che stavamo vivendo. E questo è il filone che abbiamo seguito e creato in Italia. Adesso continuo a seguire, in maniera meno urlata, più intima, questi che sono i miei sentimenti, i miei pensieri, che a volte mi fanno stare male e devo scrivere una canzone per sfogarmi. Come ‘A volte’ nel mio secondo disco, dove do voce a Birkenau, che vuol dire betulle e do loro la parola attraverso il racconto di quanto hanno vissuto questi alberi. Qual è la cosa più bella di questa tua tournée, che concludi al Derby di Milano? La cosa più bella di questa tournée è che fra noi tre sul palco e i ragazzi che mi seguono si è creato un suono che stavo cercando da anni. Si è concretizzato con le ultime date del tour. Credo sia un suono unico e vorrei fermarlo in studio, per registrare questo tipo di suono in canzoni future. Lavorare con gli elementi della band mi rende molto felice, da quando sono uscito dai Modena è la prima volta che mi sento così felice. Ci sono capitate tante avventure e disavventure, in questi mesi di tour ed è nata una cosa molto importante.